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Agricoltura ambientale sostenibile

agricoltura sostenibile biologica

«L’obiettivo è quello del rilancio agricolo di un territorio che può e deve differenziarsi, giocando di squadra (tra amministratori, aziende, agrcoltori) e investendo su politiche e metodologie a basso impatto ambientale». E’ questo il messaggio lanciato dall’assessore all’ambiente di Bondeno, Marco Vincenzi, nell’introdurre i lavori del convegno tenutosi a Santa Bianca, su di un’agricoltura sostenibile. Un incontro aperto a politici, addetti ai lavori, tecnici dell’Arpae, per discutere delle nuove prospettive per il settore. Un cantiere aperto, in cui si è fatto il quadro di tutta una serie di tematiche ambientali, partendo dalla raccolta differenziata. La sede dell’incontro è quella di Sagra e dintorni, che organizza anche Misen a Ferrara, e che è rappresentata dal presidente Loris Cattabriga e da Silvano Cornacchini. Tra i presenti: Daniele Ceccotto (direttore Cmv Energia), l’ingegner Magri di Arpae, i sindaci Barbara Paron (Vigarano) e Daniele Garuti (Poggio Renatico), il vicesindaco di Bondeno, Simone Saletti, il professor Salvi (esperto di genomica), oltre all’imprenditore Luigi Cascone, consulenti gestionali dell’impianto Bioenergy Renew e molti giovani agricoltori. Ospiti internazionali: Emilio Marin (di Madrid), Luigi Taraborelli (esperto di nutrienti), Marco Bonetto (direttore commerciale della maggiore cooperativa francese). La regia dell’incontro è affidata ad Adriano Facchini. Il saluto viene portato dall’assessore all’ambiente matildeo, Marco Vincenzi.

«Questo incontro serve per imparare e discutere senza pregiudizi di argomenti che necessitano di una formazione», dice in apertura l’assessore. «Socialità e filiera – assicura Facchini – erano concetti che si sono fatti strada a partire dagli anni Novanta. Nel globale si produce e si diffonde, mentre solo alcuni anni fa la realtà era diversa. Nel presente, creare relazioni è fondamentale e le tecnologie consentono di diffondere messaggi velocemente e ad un costo irrisorio». Digitale, intelligenza artificiale ed editing genomico, se accompagnate e governate, saranno le chiavi per investire nel futuro. Un futuro in cui fare i conti anche con fenomeni quali il riscaldamento globale (lo stress provocato alle piante dal caldo riduce del 25% la produttività), periodi siccitosi e fenomeni estremi, senza trascurare il problema della desertificazione. «Un problema – dice Facchini – che abbiamo anche in Emilia-Romagna, perché in terreni dove non è presente sostanza organica diventa irreversibile. Alcuni decenni fa, a Bondeno erano presenti 16 caseifici, ed una trentina di allevamenti per ciascuno». Il materiale organico è una risorsa di fronte ad inquinanti chimici. Il 21-25% dei terreni coltivabili in Italia è soggetto a desertificazione. «Il digestato, miscelato con sostanza organica (liquami di animali) è visto oggi come una risorsa». I problemi però non possono essere risolti singolarmente, ma stabilendo delle relazioni. Taraborelli parla alla platea di fertilizzanti speciali, che vanno ad integrare la concimazione con biostimolanti, acidi umici (fondamentali per strutturale il terreno e i colloidi), microgranuli e correttori del suolo. Tesi ad indurre la resistenza dei vegetali. Nel caso dei microgranuli, la proprietà è quella di strutturare in maniera efficace le radici delle piante. Si parla dello sviluppo di questi prodotti ad Albacete (Spagna), in Portogallo, mentre in Nord Irlanda vi è un altro stabilimento che trasforma alghe cariche di principi attivi, che stimolano la produzione. Il senso della ricerca è quella di ridurre gli agenti chimici e favorire quelli naturali: alcuni studi in corso a Pisa e Campobasso mirano, ad esempio, a ridurre i fungicidi con agenti naturali. «In un grammo di terreno vi sono 10 milioni di batteri: lecito chiedersi quale funzione abbiano. I biodigestati riportano sul terreno elementi organici». Il concetto (alla base della “blu economy”) è imitare la natura per trovare soluzioni ai problemi. Marin approfondisce la questione dei biofertilizzanti, che integrano e riducono le sostanze chimiche. Marco Bonetto sposta il tiro sui tre programmi di sviluppo genetico in campo: sul trinciato, sulle varietà precoci, sul girasole e la colza. In conclusione, «il dibattito avviato a Santa Bianca – è il messaggio che viene lanciato – diventa cruciale, per contrastare con la conoscenza i possibili conflitti sociali che nascono di fronte al dubbio».

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